“I padroni della Terra. Rapporto sull’accaparramento
della terra 2023: conseguenze sui diritti umani,
ambiente e migrazioni”
Mercoledì 18 ottobrealleore 10:00nellaSala Matteotti di Palazzo Theodoli–Bianchelli, inPiazza del Parlamento 19, sarà presentato, su iniziativa deldeputato Bruno Tabacci, ilVI Rapporto “I padroni della Terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2023: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”,ideato e redatto daFocsiv – Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato,nell’ambito della CampagnaAbbiamo riso per una cosa seria,iniziativa pluriventennale volta a sostenere l’agricoltura familiare contro le grandi operazioni di accaparramento. Presupposto delle sei edizioni del Rapporto è la consapevolezza che la terra, soprattutto quella fertile e l’acqua salubre, sono risorse che si stanno esaurendo, in un mercato globale che tutto fagocita con un modello sviluppista ed estrattivista.
Anche“I padroni della terra 2023”sono dedicati alle401 personeche si sono attivate a difesa dei diritti umani e dell’ambiente ed uccise in26 Paesiper essersi opposti alla devastazione e all’inquinamento su grande scala di foreste, terra e acqua, lottando in difesa del Pianeta e del diritto di ciascuno di non essere sfruttato o emarginato e di poter vivere in un ambiente salubre e sostenibile.
Dal Rapporto emerge come siano114,8 milioni di ettari le terreche sono state accaparrate negli ultimi 20 anni, solo lo scorso anno questo dato è aumentato di 26,1 milioni di ettari, a danno delle comunità locali, dei contadini e dei popoli nativi, secondo gli ultimi rilevamenti di aprile dellabanca dati di Land Matrix, il sito che raccoglie informazioni sui contratti di cessione e affitto di grandi estensioni di terra.
In particolare, si evince come la Cina sia attualmente il Paese con più interessi distribuiti nel mondo, avendo accordi con ben 53 paesi per la concessione di terre, seguita dagli Stati Uniti con investimenti in 47 paesi, poi la Gran Bretagna, un paese ex coloniale e imperiale, che mantiene accordi con 42 Stati e il Canada che, grazie ad alcune grandi imprese multinazionali del settore estrattivo, opera in altrettanti 41 paesi. Poco distanti da questo computo vi sono altri paesi occidentali sede di multinazionali come l’Olanda che investe in 33 paesi e la Svizzera in 29 paesi.
L’Africa è il primo continente dove vengono messi in atto degli investimenti che possono comportare fenomeni di accaparramento di terre a danno delle comunità locali, seguito dall’America Latina, dall’Europa orientale e poi dall’Asia.
La convergenza tra cambiamenti climatici e crisi conseguente la guerra in Ucraina ha accelerato la competizione geopolitica sulle risorse, sulla loro estrazione, lavorazione e distribuzione; aggravando ed espandendo l’uso della terra e del cibo per motivi economici e di egemonia geopolitica, con nuovi impatti negativi sui diritti umani delle comunità contadine ed indigene e sull’ambiente. Inoltre, la dipendenza dei paesi impoveriti da quelli occidentali ed emergenti nel nuovo multipolarismo, le speculazioni dei mercati sono fenomeni che da tempo peggiorano la sicurezza alimentare e la vita di oltre 800 milioni di persone nel mondo, delle comunità contadine ed indigene sempre più oggetto del fenomeno dell’accaparramento delle terre o land grabbing.
La risposta non consta in un anacronistico sovranismo alimentare, ma nella sovranità alimentare delle comunità e nel loro diritto alla terra e a migliorare i propri modelli di produzione e consumo fondati sulle culture locali.
Questo e molte altre questioni, che avranno un peso in un futuro prossimo, saranno oggetto della presentazione allaCamera dei Deputatiil prossimo18 ottobre.
Il 22 maggio alle ore 17.30 si terrà il webinar su “La percezione degli italiani della cooperazione allo sviluppo” dove si discuterà assieme della ricerca/indagine realizzata dall’Università di Siena che sarà presentata dal Prof. Pierangelo Isernia.
Successivamente, un ampio spazio al dibattito per condividere l’analisi e idee su come migliorare la nostra comunicazione verso i cittadini… e i decisori politici.
Partirà ad Aprile la Scuola di Formazione in “Progettazione Europea per un Futuro nel Non Profit”, promossa da Marche Solidali Ets in collaborazione con la Regione Marche.
Questa formazione giunta ormai alla sua XI Edizione, si articola in 3 Moduli che saranno svolti in 14 Lezioni (di seguito il programma dettagliato). La modalità sarà online, ogni modulo prevede lezioni di teoria ed esercitazioni.
La frequentazione al corso permetterà ai partecipanti di acquisire specifiche competenze nel settore della Progettazione, con particolare riguardo alla Progettazione Europea, inoltre verranno fornite indicazioni per accedere ai Bandi di Enti Locali e Fondazioni.
Per partecipare è necessario compilare il form di iscrizioneentro il 06/04/2023.
È previsto un contributo di 100 Euro per la partecipazione ai 3 Moduli ed ogni modulo è comprensivo di materiale didattico.
Per le organizzazioni Socie del Coordinamento Marche Solidali ETS il contributo richiesto è di 60 € per i 3 Moduli.
La quota di iscrizione dovrà essere versata, solo dopo comunicazione della segreteria, entro e non oltre il 11/04/2022.
La Segreteria del corso è contattabile all’indirizzo e-mail:i PM
Ultimi posti disponibili. Termine iscrizioni proprogato al 6 giugno 2022.
Insieme a Planet Viaggi Responsabili COSPE organizza un viaggio per quest’estate alla scoperta di Eswatini un Paese dalle molte bellezze ma anche molte contraddizioni, in cui opera da lungo tempo. Partenza il 6 agosto, ritorno il 20, due settimane per scoprire l’Africa prevalentemente a piedi e incontrare le comunità Swazi con cui COSPE sta sviluppando i suoi numerosi progetti.
Eswatini (ex Swaziland) è un piccolo regno indipendente racchiuso tra Sudafrica e Mozambico, noto per le sue molte riserve naturali e per le ricche tradizioni della popolazione Swazi.
Un Paese dalle molte bellezze ma anche molte contraddizioni, in cui COSPE opera da lungo tempo con numerosi progetti.
Le piccole dimensioni permettono di visitarlo ed esplorarlo in maniera diversa, lontana dal chiasso dei pullman carichi di turisti.
COSPE, nell’ambito del suo programma di viaggi, ha organizzato questo itinerario per esplorare a piedi importanti riserve quali Malolotja, Mlilwane, Mlawula, salendo sui monti Lubombo o scendendo in gole spettacolari. Sono trekking semplici, alcuni di una giornata, altri di più giorni campeggiando all’aperto, che permetteranno un contatto diverso e più ravvicinato con la flora e la fauna locali.
Non si tratta però soltanto un viaggio naturalistico, infatti si potrà conoscere il cuore e l’anima del Paese visitando i progetti sostenuti da COSPE: si raggiungerà la zona rurale di Tikhuba per conoscere donne e giovani coinvolti in un progetto di lavorazione del peperoncino e di allevamento delle capre; si visiterà una banca dei semi e un centro di trasformazione agricola; si dormirà in strutture frutto di progetti delle comunità locali sostenuti da COSPE; si verrà accolti dalle donne Swazi che prepareranno i cibi tradizionali e guideranno i viaggiatori a vedere le loro fattorie per conoscere lo stile di vita, la cultura e le tradizioni Swazi. Sarà possibile incontrare i cooperanti del COSPE, che aiuteranno a comprendere a fondo la vita di questo particolare e straordinario Paese.
Per concludere il viaggio, visto che Eswatini ci confina direttamente, gli ultimi due giorni verranno trascorsi nel parco Kruger, uno dei più importanti parchi africani, forse il posto migliore per avvistare i cosiddetti Big 5. Il parco non è visitabile a piedi, ma per questo gruppo è previsto l’uso esclusivo di un veicolo, senza altri ospiti.
Un viaggio che permette di vedere l’Africa dall’interno, come di solito mai si riesce.
Dal 6 al 20 agosto, organizzato in collaborazione con Planet Viaggi Responsabili, un viaggio all’insegna della sostenibilità per conoscere e aiutare le comunità Swazi.
Nonostante l’attuazione da parte dei governi nazionali delle politiche di integrazione definite nei Principi fondamentali dell’Unione europea (2004 e 2014), continuano a esistere notevoli disparità tra i cittadini dell’UE e i cittadini di Paesi terzi (TCN). Pertanto, è fondamentale dotare anche le comunità di migranti e rifugiati delle competenze e delle strutture necessarie a una piena partecipazione al processo democratico.
Il progetto
Questo è ciò che EMVI – Empowering Migrant Voices on Integration and Inclusion Policies si propone di fare, promuovendo la partecipazione dei migranti nella progettazione e nell’attuazione di politiche che li riguardano direttamente – in Austria, Germania, Grecia, Italia e Slovenia – e facilitando lo scambio con i decisori locali, nazionali ed europei.
TITOLO ORIGINALE DEL PROGETTO
Empowering Migrant Voices on Integration and Inclusion Policies
LUOGHI DEL PROGETTO
Austria, Slovenia, Germania, Grecia, Italia
BENEFICIARI DIRETTI DEL PROGETTO
1050 Associazioni di migranti, donne migranti, cittadini con background migratorio; 115 rappresentanti di autorità locali
CAPOFILA
Sudwind
PARTNER DEL PROGETTO
Sudwind, ADYFE, MigrantInnenbeirat Graz, Marktgemeinde Lustenau, moveGLOBAL e.V, Bezirksamt Mitte von Berlin, Symbiosis Astiki Mi, Kerdoskopiki Etaireia, COSPE, Comune di Empoli, MIROVNI INSTITUT, Kulturno drustvo Gmanja, Skupnost obcin Slovenije
Il ddl Zan è stato ripresentato il 4 maggio, in Senato, essendo scaduti da pochi giorni i sei mesi di embargo al testo bocciato a Palazzo Madama il 27 ottobre 2021. Con la chiara intenzione – nelle parole dei suoi firmatari – di “riannodare il filo spezzato” sui diritti e sul contrasto alle discriminazioni, dotando anche l’Italia di più precisi strumenti per prevenire e combattere i crimini d’odio. L’obiettivo è quello di far approvare il testo entro la legislatura, anche se la strada appare in salita, vista la strenua opposizione al testo – rimasto immutato rispetto a quello bloccato ad ottobre – di una parte consistente del Parlamento.
Come è noto, il ddl Zan intende punire atti discriminatori o di istigazione alla violenza, proponendo di modificare il contenuto degli artt. 604 bis e 604 ter del codice penale, rubricati come delitti contro l’uguaglianza, per aggiungere alle fattispecie già provviste di tutela (‘razziali’, etniche, nazionali o religiose) quelle relative al sesso, genere, orientamento di genere, identità di genere e disabilità); contrariamente a quanto spesso sostenuto, il ddl non aggiunge quindi nuovi articoli di legge nel procedimento penale per punire i crimini d’odio, ma estende tutele già previste dall’ordinamento. Il testo propone, inoltre, di modificare l’articolo 90 quater del codice penale, relativo alle condizioni di particolare vulnerabilità: le vittime di un reato di discriminazione o di violenza per motivi legati ai fattori protetti potrebbero così godere di particolari tutele durante il processo.
Se venisse approvato, il ddl Zan potrebbe porre rimedio a un grave e perdurante ritardo del nostro paese in fatto di protezione di diritti umani e discriminazioni, e lancerebbe altresì un messaggio chiarissimo a tutta la società italiana: ovvero che tutte le persone hanno uguali diritti e piena cittadinanza di fronte alla legge, come sancito dall’art. 3 della Costituzione, e che istigare all’odio e alla violenza contro di esse non può essere accettato. Proprio per rafforzare una cultura dell’eguaglianza e del contrasto alle discriminazioni per i motivi richiamati nel testo, il ddl prevede anche l’istituzione di una “giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, chiedendo inoltre alle scuole e alle amministrazioni pubbliche di promuovere “la cultura del rispetto e dell’inclusione” nonché di “contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere“, in attuazione, appunto, dei princìpi di uguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione. A questo fine, il testo propone di elaborare una strategia di prevenzione “nel quadro di una consultazione permanente delle amministrazioni locali, delle organizzazioni di categoria e delle associazioni impegnate nel contrasto delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e volta a individuare specifici interventi per prevenire e contrastare l’insorgere di fenomeni di violenza e discriminazione fondati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.
Di una forte azione di prevenzione e di contrasto c’è assolutamente bisogno. Persone trans, omosessuali, donne, e persone con disabilità non sono ancora adeguatamente protette dall’ordinamento esistente, come dimostrano i molti episodi di hate speech e hate crime registrati anche durante la pandemia: attacchi e discriminazioni che troppo spesso restano impuniti per il mancato adeguamento dei nostri codici ai reati di incitamento all’odio e alla violenza.
Per questo salutiamo con favore la ripresa dell’iniziativa parlamentare su questi temi, augurandoci che insieme alla discussione intorno al ddl Zan – che continueremo a sostenere, come abbiamo sempre fatto – si possa ricostruire nella società civile quel terreno di confronto, di ascolto e di solidarietà che permetta sia di migliorare ulteriormente il testo ripresentato ieri in Senato, sia di consolidare una cultura del diritto a tutela di tutte le persone e di prevenzione dei crimini d’odio come risposta ferma e duratura al culto della violenza e alle prassi discriminatorie.
Non ci stancheremo mai di dirlo: laddove i diritti fondamentali delle persone sono in gioco, la risposta dello Stato deve essere chiara, le sue leggi adeguate, le sue strategie di prevenzione di abusi e discriminazioni efficaci e condivise. E deve essere forte e coesa la presenza della società civile, le cui voci – diverse e complementari – devono poter essere ascoltate, e incidere nei processi di cambiamento.
Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai crimini d’odio