Se 1200 vi sembran tanti!

UN APPELLO AL GOVERNO DRAGHI PER L’ESTENSIONE DEI CORRIDOI UMANITARI ALLE PERSONE A RISCHIO DI VITA E DI PERSECUZIONE IN AFGHANISTAN, RIMASTE ESCLUSE DALLA LISTA DEI 1200 FINORA INSERITI

Il tema della discriminazione fra profughi di serie A e profughi di serie B si sta scaldando anche sulla stampa. Le organizzazioni della società civile in contatto con la realtà afghana ricevono costantemente richieste di assistenza alla fuga dall’Afghanistan, o all’uscita dai paesi di transito dove numerose famiglie, singoli attivisti e attiviste e persone oggetto di discriminazione per la loro condizione personale o professionale, sono costrette a soggiornare in attesa di partire. Dopo tante risorse spese per spostarsi al di fuori del proprio paese, i loro visti sono in scadenza, o scaduti,  e le spese di mantenimento diventano insostenibili. Per molte e molti, la permanenza in questi paesi confinanti è un ulteriore fattore di rischio per la presenza di organizzazioni fondamentaliste legate, o  meno, al governo talebano,  o per la prassi sempre più diffusa dei rimpatri.

Si tratta in gran parte di persone che si sono esposte pubblicamente durante il periodo dell’occupazione militare Nato a guida USA, e che anche la clandestinità non può proteggere. La vergogna per le incresciose modalità con cui si è svolto il ritiro delle truppe occidentali, non è cancellata dal nuovo dossier ucraino perché le ragioni che sono all’origine del disastro a cui abbiamo assistito a metà agosto sono ben presenti alla nostra memoria e sono parte delle lezioni afghane che dovrebbero essere patrimonio anche della politica.

Sale anche lo scandalo per l’incomprensibile blocco dei corridoi umanitari che avrebbero dovuto portare in salvo in Italia almeno un primo gruppo di 1.200 persone a rischio di vita e di persecuzione in Afghanistan, dopo il ponte aereo dell’agosto scorso.

Siamo consapevoli che i corridoi umanitari non rappresentino una misura sufficiente a rispondere al bisogno di protezione, e che il loro carattere discriminatorio sia un loro limite: evidente a chi li attua, e soprattutto a chi vi rimane escluso. Come organizzazioni della società civile denunciamo però come inaccettabile, il blocco di quelli previsti dal Protocollo firmato il 4 novembre scorso tra Cei, Sant’Egidio, Federazione chiese evangeliche ‘Fcei’, Tavola Valdese, Arci nazionale, Inmp, Iom e Unhcr per l’incredibile motivazione addotta dal nostro Governo, come riportato da più fonti: la mancanza della strumentazione per la rilevazione delle impronte digitali presso le sedi delle nostre ambasciate in Pakistane e Iran.

Riteniamo inoltre incredibile sul piano della corretta gestione della materia migratoria – come rilevato dagli interventi degli esponenti delle organizzazioni coinvolte nella realizzazione dei corridoi umanitari dall’Afghanistan al recente Festival Sabir di Matera – che il Governo italiano proponga addendum al testo firmato per caricare sulle spalle del privato sociale ulteriori spese, inizialmente non previste, spostando ulteriormente la gestione dell’assistenza alle persone in fuga, dal piano pubblico a quello privato. Lo riteniamo inaccettabile soprattutto alla luce della spesa militare continuamente in  crescita e di quanto speso in armi anche in Afghanistan in questi ultimi 20 anni.

Oltre a richiedere lo sblocco dei corridoi umanitari per i quali il Governo italiano ha preso impegni precisi, chiediamo soprattutto, e con forza, l’avvio di sistemi efficaci e continuativi di messa in protezione delle persone a rischio e un loro trasferimento veloce in Italia.

Attendiamo provvedimenti concreti e tempestivi che mettano fine alla ulteriore sofferenza oggi inflitta tramite mezzi amministrativi ai richiedenti asilo. 

PER ADERIRE ALL’APPELLO SI PUO’ SCRIVERE A   retecisda@gmail.com

Primi firmatari (elenco in aggiornamento):

CISDA onlus https://www.cisda.it/

Linea d’Ombra Trieste https://www.lineadombra.org/

Stop Border Violence https://www.stopborderviolence.org/

Le Veglie Contro Le Morti In Mare https://www.facebook.com/Leveglie2021

Melitea www.gruppomelitea.wordpress.com

Cospe https://www.cospe.org/

Colombia – Junior capo progetto

Nell’ambito del Progetto CoLoRes – Comunità Locali Resilienti – Cospe ricerca un junior capoprogetto per la realizzazione di due risultati principali: in primo luogo, alla implementazione delle filiere agro-forestali, di produzione e servizi e commercializzazione dei negocios verde; in secondo luogo, a supportare le comunità locali, afro, indigene e contadine affinchè siano individuati gli strumenti di pianificazione ambientale del territorio piu’ adeguati, aiutando ad identificare pratiche di adattamento al cambiamento climatico con particolare riguardo anche alle questioni di genere.

 

Principali responsabilità e mansioni:

Responsabile del coordinamento e della esecuzione delle attività in relazione ai due risultati attesi del progetto, in coordinamento con il capoprogetto e i partner coinvolti secondo i piani operativi e finanziari annuali approvati, e nel rispetto delle procedure interne e dei finanziatori.
Responsabile del sistema di monitoraggio in loco, della pianificazione degli strumenti per la raccolta delle informazioni, la loro sistematizzazione e la produzione di report di analisi dei dati di monitoraggio consolidati.
Supporto nella selezione, contrattazione, gestione, supervisione e valutazione del personale in loco: identificazione dei bisogni in termini di risorse umane, preparazione e partecipazione alla fase di selezione, supervisione e monitoraggio dei piani di lavoro, valutazione del personale uscente.
Cura delle relazioni e degli accordi con le organizzazioni coinvolte, favorendone il coinvolgimento nelle fasi di pianificazione ed esecuzione, e con ogni altro stakeholder rilevante per area/settore di progetto.
Elaborazione piani operativi e finanziari periodici, elaborazione ed aggiornamento e del piano invii, collaborazione con capoprogetto nella formulazione di eventuali variazioni da sottoporre ad approvazione del donante, elaborazione di note informative e rapporti sulle attività realizzate.
Coordinamento periodico con Rappresentante Paese, Responsabile di Area, Referenti in Italia e tutta l’equipe di assistenza tecnica assegnata al progetto, per aggiornamento, monitoraggio e condivisione problematiche/opportunità
Monitoraggio della corretta gestione amministrativa dei risultati del progetto: controllo dei piani finanziari e di spesa e della corretta archiviazione dei documenti giustificativi di spesa, del corretto uso del sistema di contabilità e del rispetto delle procedure COSPE e del donante. Analisi e condivisione delle criticità ed identificazione di soluzioni. Controllo dello stato del cofinanziamento.

Supportare il Rappresentante Paese nella gestione delle seguenti attività:

Avvio e sviluppo contatti e negoziazioni con possibili donatori e nuovi partner e partecipazione alla identificazione ed elaborazione di nuovi progetti (contenuto, partenariati e budget)
Articolazioni di COSPE di fronte ai soggetti nazionali e internazionali presenti nel paese;
Alla elaborazione di un piano strategico triennale nel quadro della pianificazione triennale COSPE,
All’ apertura di collaborazioni e filoni di lavoro secondo i temi prioritari e la mission COSPE

Partecipazione a momenti di scambio, formazione e coordinamento, sia a livello regionale che in Italia e da remoto con le altre sedi COSPE
In assenza del Rappresentante Paese, nell’ambito delle deleghe conferite ed in stretto coordinamento con il Direttore di Dipartimento assume la funzione e gli obblighi del Preposto per la Sicurezza per la sede estera, così come previsto dal Documento di valutazione dei Rischi (DUVRI) in ambito del D.leg.vo 81/08

 

Requisiti richiesti

Laurea in una delle seguenti discipline; Scienze politiche, Scienze Agrarie, Economia, Antropologia, Sociologia o equivalenti;
Minimo 2 anni di esperienza nell’accompagnamento di progetti di cooperazione internazionale e di sviluppo sociale, dal punto di vista strategico e operativo;
Minimo 3 anni di lavoro all’estero;
Esperienza e conoscenza del contesto Colombiano;
Comprovata conoscenza degli strumenti di gestione del ciclo del progetto (quadro logico, budget, cronogramma, POA)
Esperienza in formulazione di progetti.
Conoscenze settoriali in: comunità afro, indigene e contadine; sviluppo rurale, tutela ambientale, processi partecipativi, problematiche di genere.
Conoscenza delle procedure e norme e dei meccanismi di finanziamento dei principali donatori (AICS; UE);
Ottima comprensione del contesto e gestione della sicurezza;
Ottime capacità di relazioni esterne, con ONG, Enti governativi, Istituzioni pubbliche, Agenzie, Imprese for profit, donatori privati;
Ottime capacità di organizzare e coordinare il lavoro di gruppo e relazionarsi con colleghi, collaboratori, volontari;
Ottima conoscenza informatica dei programmi Excel, Power Point e Word;
Ottima conoscenza della lingua italiana
Ottima conoscenza della lingua spagnola
Buona conoscenza della lingua inglese
Forte motivazione rispetto alla Mission di Cospe e piena e motivata adesione ai Valori di Cospe: Cooperazione, Rispetto, Coerenza, Professionalità e Creatività.

 

Requisiti preferenziali

Master in Cooperazione internazionale
Esperienza lavorativa pregressa in Colombia
Esperienza lavorativa in contesti / settori difficili o di conflitto
Ottima conoscenza della lingua inglese.
Esperienza nell’organizzazione di eventi pubblici e di visibilità.
Esperienza di lavoro con entità internazionali

 

Competenze attitudinali rilevanti

Orientamento alla qualità, Analisi e risoluzione dei problemi, Apertura al cambiamento, Auto-organizzazione, Lavoro di squadra, Ascolto, Influenza e Leadership.

 

Durata del contratto: 12 mesi, previsto a partire da agosto 2022 con possibile estensione di ulteriori 26 mesi.

 

INQUADRAMENTO CONTRATTUALE: Co.co.co. come cooperante espatriato. Previsto un rientro in Italia all’anno e assicurazione medica internazionale.

Si prega di inviare il proprio Curriculum vitae e una lettera motivazionale, con autorizzazione al trattamento dati personali (DLgs 196/2003 e smi) all’indirizzo  risorse.umane@cospe.org specificando nell’oggetto del messaggio “COLORES 2022”, entro e non oltre la data del 05/06/2022.

Cospe si riserva la facoltà di modificare, prorogare, sospendere, riaprire i termini o revocare la presente procedura di selezione qualora se ne riveli la necessità o l’opportunità.

Solo i candidati ammessi ai colloqui di selezione riceveranno comunicazioni relative all’esito della procedura.

Cospe si impegna a selezionare i propri collaboratori esclusivamente sulla base delle competenze professionali, indipendentemente da elementi relativi a provenienza culturale, genere, orientamento sessuale.

 

Innovazione e sostenibilità nel settore della pesca artigianale in Manabì

Contesto

Le regioni Manabì ed Esmeraldas sono da sempre territori strategici per l’attività della pesca artigianale in Ecuador. La maggior parte degli uomini della zona si dedica all’arte della pesca, utilizzando tecniche semplici e tradizionali, attraverso un sapere tramandato di generazione in generazione. Sebbene la risorsa alieutica sia la principale fonte di guadagno per la popolazione locale, i tassi di povertà registrati sono tra i più alti nel paese a causa del basso valore commerciale del pesce, della massiccia attività estrattiva ad opera principalmente di imbarcazioni (semi) industriali e di una sconsiderata e non controllata attività di deforestazione dei boschi di mangrovie per lasciar posto alle piscine per l’allevamento di gamberi.

 

Il progetto

Il progetto ISOSPAM – Innovazione e sostenibilità nel settore della pesca artigianale in Manabì è iniziato ufficialmente il 4 settembre del 2021. Prevede l’implementazione di attività per l’innovazione e la sostenibilità nel settore della pesca artigianale ed ha come obiettivo quello di contribuire alla riduzione degli effetti del cambiamento climatico e alla promozione dell’occupazione di donne e giovani nel settore della pesca nella Provincia di Manabì, Ecuador.

 

TITOLO ORIGINALE DEL PROGETTO
ISOSPAM – Innovazione e sostenibilità nel settore della pesca artigianale in Manabì

LUOGHI DEL PROGETTO
Ecuador, province di Manabì e Esmeraldas

BENEFICIARI DIRETTI DEL PROGETTO
Pescatori artigianali e le loro famiglie

CAPOFILA
COSPE

PARTNER DEL PROGETTO
Prefettura di Manabì, Comune di Pedernales, Università politecnica Salesiana

ENTE FINANZIATORE
AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo)

DURATA DEL PROGETTO
Settembre 2021 – Agosto 2024

 





COSPE a Coltano il 2 giugno per dire no alla base militare

L’“azzeramento” del progetto per creare una base militare a Coltano, nell’area del Parco Naturale Migliarino- Massaciuccoli – San Rossore, è una buona notizia, un primo risultato che premia la determinazione e la tenacia di un movimento nato dal basso, che ha saputo raccogliere e mobilitare le adesioni e il sostegno di un arco molto ampio e variegato di persone, associazioni e istituzioni, e ha imposto al governo questa ingloriosa ritirata. Ma una notizia buona solo a metà, se dietro l’impegno sbandierato da tutti a ricercare alternative condivise, frutto di un Tavolo di Concertazione con le “comunità locali” ancora da costruire, si avanzano già ipotesi di ritornare al punto di partenza, con una ritoccata di verde alla proposta originale. Una possibilità tutt’altro che remota, come lascia intravedere il sindaco di Pisa Conti nel suo intervento alla Leopolda di Pisa di due giorni fa, quando parla dell’ipotesi di tenere Coltano dentro questo (nuovo) progetto, purché si tratti di un intervento complessivo di rigenerazione urbana”. 

Per questo, oggi più di ieri, è importante non abbassare la guardia, ma continuare e rilanciare la mobilitazione per opporci tutti insieme ed in modo convinto a un complesso di costruzioni militari che prevede 440mila metri cubi di edifici e 73 ettari di territorio cementificato. 

Alla Regione Toscana e al Comune di Pisa chiediamo con ancora maggiore determinazione che sia bloccato qualsiasi tentativo di usare a fini militari i fondi pubblici del PNNR, destinati per loro natura a progetti ambientali e bisogni sociali di assoluta priorità. In primo luogo  i 190 milioni di euro, destinati al progetto “azzerato” della base di Coltano. 

Saremo presenti per questo alla manifestazione nazionale indetta dal Movimento il 2 giugno a Coltano, e invitiamo tutte e tutti a partecipare, per dare più voce e più forza alle nostre ragioni, in una data così importante, in un momento così cruciale.

Centri sanitari sicuri per le donne

Contesto

Radicata in norme sociali dannose e stereotipi, la violenza di genere colpisce tutte le comunità con un costo enorme per le vittime, le loro famiglie, le società e le economie. In Egitto, i diritti delle donne come pazienti non sono sufficientemente tutelati nel settore sanitario pubblico e privato. Possono subire violenze fisiche e psicologiche, possono essere discriminate e non sufficientemente informate. Questo è particolarmente vero quando si tratta di salute riproduttiva. Ciò è in parte dovuto alla mancanza di ostetriche professionali e all’uso diffuso di infermieri che hanno una formazione generale piuttosto che specialistica.

 

 

Il progetto

Il progetto “Centri Sanitari sicuri per le donne”, finanziato dalla delegazione dell’Unione Europea in Egitto, si pone un duplice obiettivo: da una parte, intende formare gli operatori sanitari sulla violenza di genere nei settori sanitari pubblici e privati, fornendo strumenti utili su come evitarla e affrontarla e, dall’altra, si propone di fornire protezione e aiuto legale a donne vittime di violenza sia internamente che esternamente al settore sanitario.

 

 

TITOLO ORIGINALE DEL PROGETTO
Centri Sanitari sicuri per le donne

LUOGHI DEL PROGETTO
Great Cairo-Alezandria-Bahareia-Sohag

BENEFICIARI DIRETTI DEL PROGETTO
600 operatori sanitari

450 donne vittime di violenza

CAPOFILA
CAIRO FOUNDATION FOR DEVELOPMENT AND LAW-CFDL

PARTNER DEL PROGETTO
COSPE

ENTE FINANZIATORE
Unione Europea

DURATA DEL PROGETTO
36 mesi, dal 01.05.2019 al 30.04.2022

 

Appello di COSPE e AICS “Riaprire una sede di corrispondenza RAI in America Latina”.

Dall’evento di presentazione del quarto rapporto “Illuminare le periferie” arriva un appello da COSPE e Agenzia Italiana per la Cooperazione “Riaprire una sede di corrispondenza RAI in America Latina”. 

Nel 2021 cresce l’attenzione agli esteri nei telegiornali italiani, con il 29% di notizie totaliche guardano al mondo. Il dato più elevato registrato nell’ultimo decennio. Quasi 1 notizia su 3 è dedicata agli esteri, se si considerano sia le notizie di politica estera che le soft news che hanno origine in paesi terzi.

L’incremento, dicono gli esperti dell’Osservatorio di Pavia, curatori e promotori del rapporto insieme a COSPE, FNSI, Usigrai e AICS, è stato influenzato sia da fattori contingenti quale la pandemia mondiale, sia da fattori strutturali che hanno modificato l’agenda internazionale, tra cui per esempio i cambiamenti climatici. Le notizie di esteri sul Covid 19 nel 2021 sono il 15%, in calo rispetto al 32% del 2020, ma sempre rilevanti. Il resto della copertura vede un sostanziale equilibrio tra soft news (curiosità, sport, spettacolo) e hard news (politica, guerre e conflitti, immigrazione, terrorismo), rispettivamente il 42% e il 43% delle notizie di esteri.

I primi 5 paesi o aree geografiche estere coperte dai notiziari (USA, Europa, Gran Bretagna, Afghanistan e Francia) coincidono nei tre network mentre le soft news raccolgono percentuali più elevate nei notiziari Mediaset (37%) mentre La7 presenta la percentuale più elevata di notizie di politica internazionale (48%) anche rispetto ai notiziari RAI (34%). 

Di alcuni temi quali guerre e conflitti si parla più in riferimento al continente asiatico (22%), soprattutto in riferimento alla crisi afgana dell’agosto 2021, mentre per terrorismo e immigrazione è il continente africano ad esserne più correlato rispetto ad altre aree geografiche.

L’assenza di continuità nel racconto contribuisce a generare sconcerto nelle opinioni pubbliche. Uno sconcerto che deriva non solo dagli errori della politica, ma anche dalla mancata illuminazione di “periferie” che avrebbero dovuto essere considerate capitali anche dal sistema mediatico. Quanto é accaduto in Afghanistan, ma lo stesso si potrebbe dire per l’Iraq, per la Siria, quasi cancellata, per il Congo, per lo Yemen, per il Sudan, per l’Etiopia, si sta ripetendo oggi per il conflitto tra Russia e Ucraina, ne sono la prova” denuncia Beppe Giulietti, presidente della FNSI nell’introduzione al Rapporto, che lancia l’idea di un Corso di alata formazione sugli esteri che deve coinvolgere in primis i giornalisti della RAI ma anche la scuola di giornalismo di Perugia e altri spazi.

Emilio Ciarlo, responsabile delle Relazioni Istituzionali e della comunicazione dell’AICS sottolinea l’importanza di un’analisi qualitativa e invita a non confondere la libertà di espressione con la libertà alla disinformazione e propone un Premio Illuminare le Periferie per dare l’esempio e forza a chi tra i giornalisti si impegna per un’informazione di qualità.

Nel 2021 i sette telegiornali italiani del prime time hanno dedicato allo Yemen solamente 5 notizie. I 9 Paesi dell’Africa sub-sahariana definiti prioritari per la Cooperazione italiana (Burkina Faso, Senegal, Niger, Etiopia, Kenya, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Mozambico) hanno raccolto solo 42 notizie

La copertura degli esteri rimane concentrata su pochi paesi: i primi 10 nella classifica di visibilità contano per oltre il 70% della copertura totale dei paesi esteri, tra questi 10 nemmeno un paese africano, e solo l’Afghanistan tra i paesi a basso reddito.

Il servizio pubblico deve guardare al mondo per far crescere una cittadinanza consapevole. Il modo in cui la RAI copre le notizie di esteri, in quantità e qualità, anche grazie alla reti di corrispondenti nei vari paesi, può e deve diventare un elemento distintivo dell’offerta e dell’approfondimento giornalistico” commenta Roberto Natale, Rai per il Sociale.

Nel dibattito si è auspicato che queste riflessioni e temi trovino adeguata menzione nel nuovo contratto di servizio RAI in rinnovo e in discussione in questi mesi.

Si conferma l’eurocentrismo dell’informazione televisiva che raccoglie la metà delle notizie sugli esteri (49%), mentre l’Asia  (25%) supera il Nord America (18%) solo a causa delle vicende afgane. L’Africa con il 4,4% e ancor più l’America Latina, con il 2,4% si confermano invece marginali e contenenti oscurati dalla tg italiani.

Chiediamo più attenzione e spazi informativi sul mondo. Per iniziare a colmare la frattura tra dimensione globale dei fenomeni e l’informazione diffusa dai media italiani, chiediamo un segnale al servizio pubblico in primis, e la riapertura della sede RAI In America Latina” – dice Anna Meli, responsabile comunicazione di COSPE. “Riteniamo infatti che la RAI così facendo, possa fare da esempio e da traino per tutta l’informazione italiana e adempiere in modo più compiuto ai principi generali richiamati dal Contratto di servizio, contribuendo così ‘allo sviluppo di una società inclusiva, equa, solidale e rispettosa delle diversità̀”

Uno strumento pensato per i giornalisti e le redazioni: “Questo rapporto vuole essere uno strumento di lavoro a disposizione delle redazioni – dice Daniela Macheda segretario dell’Usigrai un pungolo, uno sprone a tornare ad essere testimoni diretti dei fatti. E per farlo bisogna ripartire dalle periferie: tornare a viverle. Per capirle e raccontarle, come ci dimostra il conflitto in Ucraina.”

La redazione del rapporto annuale “Illuminare le Periferie” nasce proprio per dare un contributo alla riflessione nel mondo dell’informazione italiana e per questo si tratta di un’iniziativa congiunta dei Sindacati dei giornalisti, FNSI e Usigrai, da tempo impegnati oltre che sul fronte sindacale anche sul tema della qualità dell’informazione, di un organismo di ricerca qualificato come l’Osservatorio di Pavia e di una ONG come COSPE che ha da sempre messo al centro della propria azione, oltre agli interventi di cooperazione internazionale, l’azione di stimolo e sensibilizzazione dell’opinione pubblica italiana sugli squilibri e le interdipendenze Nord-Sud.

Il rapporto è scaricabile qui

 

18/05/2022

 

Photo by Candice Seplow on Unsplash